domenica 1 febbraio 2015

Un sogno in sospeso

Un sogno in sospeso, una donna, un ricordo. Nella mia vita ho sempre fatto l'assistente. I miei datori di lavoro erano quasi sempre architetti; il mio lavoro consisteva nel dare vita al loro estro, realizzando i loro progetti. Ho accennato di un donna! Sì una donna magnifica, valente professionista. Bella, capelli neri lisci, occhi che ricordavano il mare. Aveva la mia stessa età; scherzando mi chiamava il suo geometra personale. Ricordo, sentendone ancor oggi l’emozione, tutte le ore passate insieme, a lavorare a fianco a fianco. L’intesa era fantastica, riuscivo a intuire le sue idee e a dargli vita ancor prima che lei esponesse. Aveva un entusiasmo contagioso; le nostre giornate di lavoro si allungarono e oltre alle idee, sentivo i suoi malesseri. Sapevo da dove scaturivano. Era nata in una famiglia agiata, e anche se sembrerà un discorso di altri tempi; aveva sposato un uomo impostole dal padre. Molto più grande di lei, era geloso e non sopportava la sua indipendenza. Lei era uno spirito libero, e la sua condizione di prigionia la faceva star male. Non era libera di esprimersi come avrebbe voluto. Pian piano il nostro rapporto cambiò. Una sera mentre eravamo intenti a progettare un giardino, fu talmente entusiasta di una mia idea, che presa dalla foga mi baciò sulla bocca. I minuti che seguirono furono interminabili, ci guardavamo leggendoci nell'anima. Il sentimento prorompente che era nato traspariva dai nostri occhi. Nei giorni seguenti non ci parlammo. Io avevo paura che nel dire qualcosa tutto sarebbe svanito in una bolla di sapone. Passarono settimane, sentivo che era combattuta anch'io lo ero. Una sera mi chiese di accompagnarla a un evento mondano; era felice di avermi al suo fianco, una luce nei suoi occhi, mi disse che quella sera sarebbe stata speciale. Alla fine della serata mi portò a casa sua, il marito era all'estero, il nostro amore a lungo represso prese una vita propria. Avevo la sensazione di conoscere il suo corpo da sempre. Libera dai sensi di colpa, gemeva a ogni mio tocco. Viveva l'amore come doveva essere vissuto, in piena libertà e non per dovere. Le nostre bocche si cercarono, unendosi in un bacio liberatorio, intenso. In quell'attimo l'amore raggiunse l'estasi. Ho parlato di rimpianto perché, dopo alcuni mesi, libera dal marito, il lavoro la portò a stabilirsi all'estero. Lei pianse, si disperò, quando alla sua richiesta di seguirla, dissi di no. Avevo un bambino che amavo. Non potevo abbandonarlo. Ancor oggi, mi domando come sarebbe finita la nostra storia... questo è il mio rimpianto. 


(Viaggi nell'immaginario) 

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Alessandro Lemucchi ©
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Pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni.Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni.

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